L’UNIONE SARDA di domenica 26 luglio 2015
Ma le potenzialità dei cibi naturali sono poco sfruttate
Potenzialità, qualità ma anche tante difficoltà: la storia dei prodotti agro-alimentari sardi. Apprezzati e ammirati, quando finiscono sotto i riflettori della qualità, ma con una trafila faticosa per la loro tutela ed esportazione. A rendere ancora più prestigiosi il nome dei prodotti sardi ci sono i ricercatori che legano la qualità di questi al segreto della lunga vita dei centenari. Ci sarebbero tutti gli ingredienti per rendere il mercato isolano una delle eccellenze a livello mondiale, eppure il settore soffre per alcune criticità legate ai costi delle esportazioni e, come ha sottolineato il presidente della Coldiretti, Battista Cualbu, «alla scarsa capacità di lavorare all’interno di una filiera». A livello di promozione c’è ancora tanto da fare se, come dimostra una ricerca curata dal Crenos, il turismo eno-gastronomico rappresenta una percentuale minima del mercato isolano.
IN VETRINA I ricercatori affermano che «cereali, carciofi, olio e altri cibi Dop e Igp, prodotti in Sardegna, sono il segreto della longevità e della salubrità dei suoi abitanti». Così la Regione ha deciso di puntare su questo filone alla vetrina di Expo 2015, all’apertura del padiglione «Cibus e Italia». È sicuramente una teoria affascinante sulla quale si potrebbe costruire una campagna promozionale. È stato scelto di puntare su alcune produzioni di qualità come cereali, carciofi e olio ma non solo, è stato testato un tipo di pane che assicura un gran risparmio di insulina e glicemia.
LE DIFFICOLTÀ «I nostri operatori non possono competere nei mercati in termini quantitativi, ma attraverso le produzioni di qualità, come le nostre Dop, la cui importanza è sancita anche a livello scientifico». Le parole dell’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, racchiudono la sintesi delle luci e delle ombre della valorizzazione dei prodotti agroalimentari d’eccellenza. Per Cualbu «questi eventi dimostrano le potenzialità del settore». Il problema, però, si pone all’origine della produzione della materia prima perché è in quel frangente che cominciano le difficoltà. «La prima sta nel nostro Dna», spiega Cualbu, «bisogna ragionare come filiera in modo che tutti guadagnino qualcosa. Attualmente su un euro di spesa, solo 16 centesimi vanno a chi ha prodotto la materia prima». Un’altra questione riguarda i costi dei trasporti, ma anche in questo caso il problema si risolverebbe grazie all’unione delle forze di tutti i coltivatori. «Spedire dall’altra parte del mondo un carico piccolo costa molto di più rispetto a quantità maggiori», conclude il presidente di Coldiretti.
DOP E IGP Si tratta di marchi che garantiscono l’origine e la qualità del prodotto e che lo legano a regole ferree per la sua produzione. Una tutela contro i tentativi di imitazione e contraffazione. Ultimo caso è quello di un marchio statunitense che rischierebbe di rendere generica l’indicazione geografica del Pecorino Romano. L’assessore Falchi ha sottolineato che il modo per difendersi «è legare la promozione del marchio del singolo prodotto al territorio di provenienza».