Manuale per il turista che compra formaggi sardi
LA PAROLA AI LETTORI - RISPONDE MANLIO BRIGAGLIA
Sano trent'anni che passo le vacanze in Sardegna. L'assillo dei venditori: «Serve formaggio, Capo?», è diventato un tormentone svilente per il decoro della regione. Ci sono cascato i primi tre anni: formaggio pessimo spacciato per paesano e fatto da pastori in modo antico, a prezzi esorbitanti, per di più non controllato da nessuno. Si può farce qualcosa?
Mario Cimmino Napoli-Porto Cervo
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Magari è un deficit mio (ne ho abbastanza), ma francamente è la prima volta che sento una lamentela come la Sua. Provo a esaminarla pezzo a pezzo - come si fa col formaggio. Se viene da trent'anni in Sardegna, dove e quando ha sentito il tormentane di cui parla? Solo i primi tre anni, che corrispandono più o meno al triennio 1985-1987, quando il turismo sardo era nella fase iniziale e dunque i pastori si avventavano ai bordi delle strade per offrire i loro pessimi caci, oppure anche adesso la situazione è la stessa? Alla risposta cambiano molte cose, perché al momento presente risulterebbe che non si praticano offerte volanti di formaggio (al massimo in certi mercatini settimanali, dove i venditori hanno comunque qualche modo di preservare la merce dall'esposizione al caldo eccessivo), né c'è testimonianza di frasi come questo «Serve formaggio, Capo?», in cui figura la parola «Capo», assolutamente estranea (allora come oggi) alla parlata italiana dei sardi - e meno che meno in sardo, dove nessuno pensa che chi ha qualche soldo da spendere in formaggio sia per ciò stesso un Capo. Dice: passiamo ad affermare che in Sardegna non ci sono formaggi pessimi? Mai sia detto: ci sono, e come: ma bisogna andare a cercarli con il lanternino, oppure accettando la prima offerta da chi ti dice «Capo». 12 regola per l'acquirente sardo comune è che il formaggio nei mercatini magari si compra. ma assaggiandolo prima: se lo si compra direttamente dal pastore, deve essere uno conosciuto, magari un compare; l'ideale è andare a cercarlo direttamente in negozio, scegliendo, come fanno molti di noi, i formaggi industriali sardi già consacrati da una buona fama (gliene dico tre, uno per area geografica: i Pinna di Thiesi al Nord, la Lacesa di Macomer al centro, Podda giù nel Cagliaritano).
Ma anche i pastori "privati" fanno buoni formaggi. Quanto al prezzo, basta compararne due, e si vede se OK, il prezzo è giusto, o se c'è qualcuno che aspetta il "continentale"di turno per rifilargli cacio basso a costo alto.
FONTE: La Nuova Sardegna del 25 luglio 2016